Le piante parlano

Le piante parlano

Postato da Apicoltura Casentinese il 18/12/2020
Gli animali parlano? E le piante?
Come comunicano tutti gli altri esseri viventi?
Scoprire un mondo che parla, significa capirlo e rispettarlo di più.


Comunicazione animale, intelligenza vegetale: 
anche gli altri esseri viventi parlano.

Da sempre il linguaggio umano è stato considerato superiore a quello degli altri esseri viventi, ma negli ultimi secoli gli studi sono andati nella direzione di comprendere meglio anche la comunicazione tra non umani, di capire quanto complessa fosse e se potessimo quindi affermare che anche le piante e gli animali non solo parlano, ma si capiscono. 
La risposta è ovviamente sì. 

Tutti gli animali comunicano. 
Dalle mosche agli elefanti, dalle balene ai fringuelli, ogni essere comunica con i suoi simili attraverso una serie di segnali visivi, sonori, olfattivi e tattili. Ma cosa si dicono? 

Tutto ciò che è importante per la sopravvivenza, per la ricerca del cibo, per marcare il territorio, per la sua difesa, per la conquista di un partner o per chiedere aiuto. 
Interessante è capire come i vari organi di senso siano messi più o meno in gioco a seconda degli animali che prendiamo in considerazione. 

I segnali visivi ad esempio sono molto usati per mostrare segni sul proprio corpo o piumaggio. Pensiamo al pavone maschio, che sfoggia la sua bella ruota nel periodo del corteggiamento. Ma anche gli insetti utilizzano segnali visivi particolari. Le lucciole emettono punti luce per attirare il partner, e alcune farfalle notturne che, se disturbate, aprono le ali per mostrare due macchie che ricordano gli occhi di un grosso e spaventoso animale. Ma ancora la forma.

Anche per quanto riguarda i segnali acustici è facile immaginare i versi di molti animali che conosciamo. Basti pensare che la volpe emette almeno dieci suoni diversi per segnalare varie situazioni. Oppure il picchio, che a seconda di come e quante volte batte il becco sul tronco, comunica cose diverse. 

E così anche i segnali olfattivi trovano posto nella comunicazione animale. Gli orsi si grattano sulla corteccia per marcare il territorio, mentre molti insetti, come le api, rilasciano feromoni per segnalare il percorso verso fonti di cibo. 

Il tatto è spesso usato negli animali che vivono in gruppo, come le pecore o le capre che leccano a lungo i loro figli subito dopo la nascita per registrarne l’odore e riconoscerli poi in mezzo al gregge. Oppure i piccoli di gabbiano che toccano la macchia rossa sul becco dei genitori per essere imbeccati, o le scimmie che, spulciandosi, rafforzano i legami e mantengono l’ordine della comunità. 

È così che gli animali parlano tra loro. A volte riusciamo a capirli, a volte ai loro occhi dobbiamo sembrare noi degli stupidi animali che emettono suoni e gesti incomprensibili. 

Tuttavia, quello che stupisce ancora di più è che anche le piante comunicano tra loro. 
Potremmo definirla: intelligenza vegetale e, anche se solo il 3% degli scienziati vi si dedica, le piante hanno enormi abilità percettive. Si può tranquillamente affermare che le piante sentono, a volte anche più di noi. Percepiscono infatti gli odori attraverso molecole chimiche e “ogni odore è un messaggio”. Inoltre le radici producono suoni e sono capaci di percepirne a loro volta, facendoci presupporre l’esistenza di una comunicazione sotterranea. Ma c’è di più. 

Una pianta comunica con altre della stessa specie mandando molecole chimiche volatili che possono avvisare le proprie sorelle di un certo pericolo e infine, alcuni studi hanno dimostrato che sono in grado di aiutare altre piante in difficoltà passandogli le sostanze nutritive. Gli scienziati hanno provato a isolare un grande abete che non poteva avere accesso all’acqua, e hanno notato che gli abeti attorno a lui gli hanno passato i propri nutrienti per anni per non farlo morire.

Questo per dire che non v’è essere vivente che non abbia sviluppato il suo modo di comunicare e di interfacciarsi col mondo. Si tratta di accettare l’idea che ogni specie abbia l’intelligenza e il linguaggio adeguato per la sua migliore e possibile sopravvivenza e che quindi, senza nulla togliere alla ricchezza e complessità del linguaggio umano, si può e si deve apprezzare ogni forma espressiva di ogni specie, iuxta propria principia. Perché la tendenza a cercar sempre il tratto distintivo tra esseri umani e animali, è solo un modo per confermare una superiorità relativa e non più necessaria. 
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